
Introduzione
L'etica professionale e la condotta del Medico Veterinario devono
sempre ispirarsi a "scienza e coscienza". Questo significa che ogni
volta che è impegnato a compiere quegli atti professionali che lo
qualificano come tale (visitare, operare, prescrivere, certificare,
fare referti, ecc) deve sempre dare prova delle proprie conoscenze
scientifiche, del proprio aggiornamento, ma anche della sua etica. A
questo fine non sempre la consultazione della letteratura scientifica
aggiornata è buona consigliera per il Medico Veterinario operatore di
campo; è il caso che ci accingiamo ad esaminare. Nel 2000 un medico
veterinario, S. Mc Donald, pubblicava su "Exotic DVM Veterinary
Magazine", Vol 2.2, pag. 29, proponeva una innovativa "procedura di
alterazione del becco per disarmare i maschi aggressivi di Cacatua"
in allevamento.
Questa procedura chirurgica consisteva nella completa resezione
longitudinale della parte inferiore del becco e della mandibola al
fine di ridurlo in due branche indipendenti.
Al termine dell'operazione eseguita con una fresa, il becco risulta
spaccato in tre parti: la parte superiore si conserva integra, mentre
quella inferiore è ridotta in due sezioni. Dopo tale menomazione
questo organo non sarà più in grado di fungere appieno da leva
naturale e di conseguenza di poter assolvere a tutte quelle funzioni
fisiologiche che invece vengono compiute naturalmente.
Successivamente, nel corso del 2004, veniva approvata in Italia la L.
189 la quale ha aggiunto il Titolo IX bis al Libro II del Codice
Penale, "Dei delitti contro il sentimento per gli animali".
Detto Titolo integrava il Codice Penale preesistente con alcuni nuovi
articoli e, più in particolare, inseriva il 544 ter il quale recita
testualmente: "Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una
lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti
o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche
etologiche, è punito con la reclusione da tre mesi ad un anno, o con
la multa da 3000.00 a 15.000.00 Euro.
La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali
sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che
procurano un danno alla salute degli stessi".
Nel 2004 il Dr. S. Mc Donald, dopo essere stato criticato dai
colleghi per aver proposto questa crudele soluzione chirurgica,
ritrattò la sua posizione negando l'utilità della sua proposta e
scusandosi con la comunità scientifica per aver mancato di
considerare il profilo etico della questione.
Premessa
La caratteristica principe del becco dei pappagalli è quella di
possedere una estrema mobilità, conseguenza degli ampi movimenti
dell'articolazione temporo-mandibolare e dalla particolare capacità
di estensione dell'osso mascellare. Ciò permette ai pappagalli, in
sinergia con l'azione della lingua mobile e carnosa, di espletare
numerosissime funzioni biologiche di base.
Con il robusto becco, dotato di una considerevole forza che è
proporzionale alla taglia dell'animale e grazie al notevole sviluppo
dei muscoli masseteri, i pappagalli possono facilmente spaccare il
guscio delle noci, i robusti rivestimenti di altri frutti che
costituiscono la loro alimentazione in natura, sbucciare
delicatamente piccoli semi e sminuzzare finemente il materiale
vegetale che serve loro da rivestimento per i nidi. Nidificando
all'interno di cavità naturali come i tronchi d'albero, i pappagalli
utilizzano il becco per incidere il legno, i termitai o le pareti
rocciose e friabili elette a siti di nidificazione.
I maschi dei pappagalli utilizzano il becco per alimentare sia i loro
piccoli sia le femmine durante la loro permanenza nel nido.
Il becco assicura ai pappagalli la possibilità di lisciare, pulire e
mantenere efficienti le proprie penne e quelle del partner.
Questa attività, oltre ad essere finalizzata ad un'esigenza igienica,
riveste un importante ruolo di coesione sociale. Poiché questi
uccelli sono animali sostanzialmente arboricoli, il loro becco
diventa anche un importante strumento di mobilità che li aiuta a
muoversi agilmente fra i rami.
Per tutte queste ragioni il becco dei pappagalli è un organo
polifunzionale che mantiene tutte le sue funzioni svolte anche in
stato captivo.
I Cacatua, in particolare, sono un gruppo di pappagalli molto
apprezzati in avicoltura e sul mercato del "pet". Nonostante questo
risultano meno presenti negli allevamenti rispetto ad altre specie e
nel complesso mostrano un minor potenziale riproduttivo se
confrontati con altre specie di taglia simile ma più comuni come
Amazzoni e Cenerini. Ne consegue che il valore commerciale dei
Cacatua risulta decisamente più elevato. Uno dei motivi della minore
resa riproduttiva dei Cacatua è dovuta ad una maggiore e spiccata
aggressività intraspecifica che si aggiunge alla difficoltà da parte
degli allevatore di formare coppie affiatate, condizione essenziale,
questa, per ottenere la riproduzione. In particolare il maschio di
numerose specie di Cacatua mostra un'elevata territorialità che lo
induce a difendere strenuamente e nei confronti di qualsiasi intruso
sia il nido, sia il proprio territorio che in cattività è
rappresentata dalla gabbia o dalla voliera.
Qualsiasi elemento di disturbo (vicinanza con altri pappagalli della
stessa o di altra specie, presenza di altri animali e dello stesso
allevatore), viene percepito dal Cacatua maschio in riproduzione come
intruso. In tali condizioni il maschio di Cacatua (ma i medesimi
risultati possono verificarsi in altre specie) è indotto ad aggredire
con il becco la compagna con l'intenzione di sottrarla a potenziali
pericoli. Questo comportamento, a volte compulsivo, viene definito
"displacement biting". Se ciò avviene in natura la femmina ha la
possibilità di volar via sottraendosi alle pericolose attenzioni del
maschio, ma se ciò accade all'interno dello spazio limitato di una
gabbia la fuga sarà irrealizzabile e il maschio potrà giungere ad
infliggere alla compagna lesioni gravi e talvolta letali.
Considerazioni medico legali
A chi scrive risulta che in questi anni un cospicuo numero di
esemplari maschi di Cacatua sono stati sottoposti a fessurazione
della gnatoteca con conseguente mutilazione irreversibile del becco.
Questo metodo cruento di gestione della problematica di allevamento -
sia esso amatoriale che lucrativo, ha avuto un congruo numero di
adesioni da parte di ornicoltori senza scrupoli che lo hanno
richiesto a medici veterinari senza remore. Questi hanno trovato
conveniente giustificare il loro operato avallandolo con un
autorevole dato bibliografico che li autorizzava a compiere un numero
imprecisato di interventi chirurgici di questo tipo.
Questa grave menomazione non solo impedirà al pappagallo di svolgere
tutte le funzioni proprie del becco, ma lo condannerà ad alimentarsi
con difficoltà per tutta la durata della sua vita, poiché persino
attività semplici come l'abbeverata, risulterà poco agevole.
Il becco dissecato nella parte inferiore non sarà più consumato dai
movimenti fisiologici e le tre estremità cresceranno a dismisura
richiedendo un frequente rimaneggiamento da parte dell'allevatore. È
verosimile ritenere che i movimenti innaturali del becco causino
forti dolori al pappagallo.
Alla luce di quanto fin qui esposto e alla luce delle nuove norme sul
maltrattamento degli animali, la tesi risulta insindacabile che la
fessurazione della gnatoteca del pappagallo maschio Cacatua, cosi
come praticata sinora, si configura come palese violazione dell'Art.
544 ter del C. P. non solo come comportamento contrario all'etica
professionale ma come reato.
Aspetti penali
La lettura attenta del 544 ter, infatti, si attaglia totalmente al
caso della mutilazione del becco inflitta meccanicamente ai
pappagalli poiché la "necessità" dell'intervento non è motivata da
alcuna ragione sanitaria vera e propria, ma solo dall'opportunità di
preservare l'incolumità fisica della partner femminile nella coppia
dei Cacatua finalizzata ad un sistematico sfruttamento riproduttivo.
Gli attori di questo maltrattamento animale (ex Art. 544 ter C. P.)
sono teoricamente due, il medico veterinario che pratica l'intervento
e l'allevatore che lo richiede senza una reale necessità clinica. Il
reato viene preordinato tra i due anche se poi sarà messo in atto
solo dal Medico Veterinario in qualità di operatore concreto di una
procedura chirurgica. Questo intervento se da una parte è reversibile
attraverso una complessa e difficoltosa ricostruzione dell'osso,
dall'altra cagiona all'animale una grave lesione priva di "reale
necessità" e non dettata da ragioni di salute o di benessere.
Per restituire all'esemplare mutilato la sua integrità fisica si
renderà necessario un ulteriore intervento chirurgico, ma questa
volta ricostruttivo, che al momento è ipotizzabile e non ancora
applicato.
La salute ed il benessere della femmina di Cacatua in riproduzione,
potrebbe rappresentare, in teoria, l'unica "necessità" atta a
giustificare l'adozione del provvedimento di mutilazione del becco
nel maschio.
Questo però solo e comunque se lo stato di "necessità" fosse assoluto
e totale, in assenza cioè di altre soluzioni proponibili e
percorribili. Si vedrà più avanti come l'adozione di misure di
etologia clinica applicata può vanificare questo stato di necessità e
lavorare invece a favore della tutela e dell'integrità fisica del
pappagallo femmina.
Una volta decaduto lo stato di "necessità" di una pratica chirurgica
mutilante, qualunque allevatore la richiedesse e qualunque medico
veterinario continuasse a praticarla, potrebbe configurarsi l'ipotesi
della "crudeltà" che aggraverebbe la posizione legale delle due parti
complici nel reato. Qualora un medico veterinario cedesse alla
richiesta di fessurazione della gnatoteca di pappagalli Cacatua
maschi compirebbe un palese reato di maltrattamento animale, forse
"con crudeltà" o "senza necessità" nonostante l'adozione di anestesia
generale. Costringendoli a "comportamenti" non conformi alle loro
esigenze fisiologiche alimentari e impedendo loro l'autonomia di
movimento, non si verificherebbe solo un atto di coercizione dei
normali comportamenti fisiologici e fisici, ma anche una grave
limitazione di "comportamenti etologici" propri dell'etogramma specie-specifico (per es. l'imbeccamento della prole o della compagna).
Oltre a ciò non va dimenticato che oltre ai dolori connessi al
movimento innaturale del becco, ormai compromesso anatomicamente
nelle sue funzioni essenziali, questa menomazione ha un impatto
negativo sulla salute psico-fisica del pappagallo.

Causare una lesione mutilante durevole, specie se inflitta senza
necessità come in questo caso, costituisce reato di maltrattamento
animale perché è una costrizione a comportamenti psico-fisici
contrari alle loro esigenze fisiologiche ed etologiche anche se
mancasse l'intenzionalità della sevizia.
I malesseri, le disfunzioni e le sofferenze reiterate nel quotidiano
vissuto dell'animale, potrebbero configurare altresì il concetto
legale di continua sevizia. L'inutilità, la crudeltà e la durevolezza
del taglio del becco, il danno fisico e psicologico subiti dal
pappagallo operato secondo la tecnica descritta, rappresentano, a
parere di chi scrive, elementi aggravanti del reato penale.
Aspetti etologici
Per vanificare la metodologia chirurgica in oggetto la moderna
etologia è in grado di suggerire misure alternative valide per
contrastare ridurre l'aggressività dei Cacatua maschi e prevenirne le
conseguenze.
A fine esemplificativo ne elenchiamo alcune che sono da considerare
indispensabili per non precludere il buon esito dell'allevamento
senza dover ricorrere alla mutilazione del becco. Trattandosi di un
fenomeno legato direttamente alla condizione captiva dei Cacatua,
(non esistono infatti segnalazioni di aggressioni letali in natura da
parte di maschi di Cacatua nei confronti delle loro compagne) è
preciso dovere dell'allevatore mettere le coppie destinate alla
riproduzione nelle migliori condizioni ambientali possibili,
valutando la spiccata territorialità di questi pappagalli.
Le misure a disposizione dell'allevatore per ridurre le conseguenze
dell'aggressività dei maschi sono diverse:
- alloggiare le coppie in grandi voliere, in modo che vi sia spazio
sufficiente da permettere alla femmina di sottrarsi all'aggressione
del maschio.
- dotare la voliera di più di un nido, di giochi e legni di vario
tipo, in modo da tenere occupato il maschio; i soggetti che si
annoiano diventano più aggressivi.
- offrire loro una dieta bilanciata e varia; la malnutrizione aumenta
l'aggressività.
- progettare il nido a due uscite in modo che la femmina possa
fuggire da una delle uscite se confinata nel nido dal maschio.
- considerare un territorio per le coppie sufficientemente ampio,
mantenendole il più possibile lontane da altre coppie.
- evitare di accoppiare maschi di grande taglia con femmine di
piccola taglia.
- lasciare che le coppie si formino spontaneamente, per volontaria
scelta dei partner.
Nei casi più difficili può essere di aiuto procedere al taglio delle
penne remiganti del maschio in modo di ridurne la capacità di volo e
dar modo alla femmina di fuggire in caso di attacco. Il taglio delle
remiganti è un intervento non definitivo dal momento che le penne
ricresceranno alla muta successiva.
Aspetti deontologici
Da ultimo merita una nota anche l'aspetto etico della questione, che
non è scevra di implicazioni deontologiche se si tiene conto del
fatto che l'Art. 1 del Codice di Deontologia per medici veterinari
recita espressamente quanto segue:
"Il medico veterinario dedica la propria opera ... (omissis)... alla
conservazione ed allo sviluppo di un efficiente patrimonio
zootecnico, promuovendo il benessere degli animali e l'incremento del
loro rendimento: alle attività legate alla vita degli animali
sinantropi nonché di quelli da competizione sportiva e di quelli
esotici".
È pur vero che un allevatore di pappagalli ha la legittima
aspirazione di incrementare il proprio reddito attraverso i mezzi che
la ricerca gli mette a disposizione e che rivolgendosi al medico
veterinario può chiedergli sostegno in proposito ed è altrettanto
vero che questo, nello svolgimento dei propri compiti professionali,
deve perseguire lo sviluppo del patrimonio zootecnico ed
incrementarne il rendimento ma sempre e solo promuovendo il benessere
degli animali, quelli esotici compresi. Scaturisce dal codice che i
medici veterinari devono essere sempre aggiornati non solo sugli
aspetti clinici e/o chirurgici ma anche su quelli dell'etologia
clinica, del benessere animale e della legislazione protezionistica
vigente. Sempre in proposito, è da rammentare che un medico
veterinario che esercita la professione deve sempre agire in piena
"scienza e coscienza" basandosi non solo sulle conoscenze
scientifiche ma anche su principi etici codificati od insiti nel
proprio sentimento verso gli animali.
Conclusioni
Ha operato una buona scelta il Dr. Mc Donald quando ha optato per
ritrattare la sua proposizione operatoria operando un'autocritica,
rivedendo la sua posizione sotto il profilo etico, scusandosi
pubblicamente. Ben faranno i colleghi specializzati in medicina
aviare ed esotica a sospendere l'esecuzione della fessurazione della
gnatoteca dei Cacatua in quanto pratica illegale e contraria
all'etica della professione veterinaria.
A questo proposito citiamo anche che l'Art. 7 del Codice di
Deontologia recita che il medico veterinario è: "tenuto a tutelare
l'interesse privato del cliente", ma "sempre che sia in armonia con
quello della collettività e salvaguardando le leggi protezionistiche".
È ammissibile, dunque, che un Medico Veterinario sia tenuto a
soddisfare le richieste di prestazioni avanzate dai clienti ma è pur
vero che queste devono essere legittime.
Costituisce convinzione personale degli autori che anche il cliente
allevatore ha una sua responsabilità nella fattispecie del reato di
maltrattamento, in quanto attraverso una richiesta induce il
professionista veterinario ad un atto illecito diventandone complice
poiché, almeno moralmente, concorre alla realizzazione del reato
stesso del quale egli non può non esserne consapevole.
La legge non ammette ignoranza, neanche della 189/04 (disposizioni
concernenti il divieto di maltrattamento degli animali...) e questo
vale sia per l'operatore veterinario sia per il committente.
È auspicabile infine che gli interventi di fessurazione della
gnatoteca dei pappagalli Cacatua compiuti fino a questo momento,
possano essere trattati chirurgicamente con un secondo intervento
ricostruttivo.
M. Panichi, S. Bianco - Università di Torino
G. Conzo, Libero Professionista - Napoli
Articolo estratto da "Il Progresso Veterinario" - n°12 del 15/12/2005.
Per gentile concessione del Dott. Gino Conzo
Bibliografia:
Handbook of the birds of the world (1997) ed Lynx vol. 4 pg 246-269
Crespi, Stella, Zuccalà," Commentario breve al Codice Penale"
Ed. CEDAM, 2004
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