
In una fredda mattina d'inverno, camminando in un campo, sotto i piedi… sentii svolazzare un qualcosa… Era un passerotto in agonia… Lo raccolsi… era tutto bagnato ed
infreddolito dalla gelida rugiada della notte.
Lo scaldai e lo portai a casa. Mi accorsi che era ferito… Un pallino assassino sul petto, eventualmente sparato da qualche cacciatore novello: cittadino senza
osservanza!
Curai la sua ferita, gli diedi da mangiare, lo misi in una gabbia e lo chiamai Pippo! Piano, piano quasi tutti i giorni al momento della pappa… mi soffermavo ad
osservarlo! Lui, di risposta, alla mia presenza festoso si agitava… come se fossimo diventati amici.

Arrivo' la primavera. Maggio: il mese delle rose e dell'amore! Un di' mi avvicinai a Pippo… lo vidi triste e malinconico, mi guardava muovendo la testina, come mi
volesse dire: "perche' sono prigioniero? Che male ho fatto?". Mi fece tanta tenerezza. Lo presi, misi un segnale alla sua zampetta, lo baciai, gli dissi: "sei libero
piccolo passerotto mio!".
Passarono due giorni… Mentre ero seduto sotto il portico di casa, un gruppetto di passerotti si poso' sul piazzale, uno di questi spicco' il volo e si adagio' sul
tavolo accanto a me… Era il mio passerotto… Pippo! Come volesse ringraziarmi…! Mi commosse! Misi sul tavolo un po’ di chicchi di grano… cosi' Pippo venne per diversi
giorni.
Un bel mattino arrivo' una passerotta, notai delle pagliuzze in bocca ed in meno che si dica sulla trave del portico, con tanta diligenza, si costruirono il loro nido
d'amore.

Fu cosi' dolce osservare la passerotta covando e Pippo vicino vegliando. Nacquero cinque uccellini, i genitori premurosi li cibavano. Era spettacolare vedere quando la
mamma e il papa' li avvicinavano.
I piccoli alzavano le testine ancora senza piume, cigolando con la bocca aperta attendendo di essere imbeccati.
Cresciuti, scesero dal nido e guidati dai genitori, spiccarono il volo verso i campi, l'immenso cielo azzurro e la vita.
Ho atteso con la speranza che Pippo tornasse ma non fu cosi'. Non e' piu' tornato lasciando in me un piccolo vuoto. Gli augurai: "buona fortuna… Anda con Dios!".
Racconto di: Antonino Tomasello 
Foto: Rete Internet