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Non era solo un canarino - Giuseppe Valendino
 






Canarino giallo Sapevo che un giorno sarebbe successo: si nasce, si muore, e' la vita. Uomini e animali sono accomunati da questo ineludibile destino. Per consolarmi mi dicevano: «Non piangere, e' in volo verso un posto migliore». Ma nessuno che mi dicesse quale fosse il posto migliore, per un canarino, della sua gabbia. Difficile spiegare cosa provai da piccino in quei momenti. E' difficile spiegare anche alle persone piu' sensibili quanto possa essere d'aiuto, quanto possa portare gioia, la presenza di un canarino. Non e' difficile, invece, spiegare come era arrivato a casa di un bambino che era riuscito ad avere la pagella della prima elementare da primo della classe.

Oggi, con una pagella del genere, male che vada, si puo' richiedere ai genitori una settimana a Disneyland. Nel 1968 un canarino e via andare. Difficile da credere, ma facile da spiegare per tutti quelli che hanno la mia eta'. Non volevano tenerti perche' ti avevano scambiato per una femmina. E cosi' un ragazzo ti aveva portato in negozio. Ero l'unico della mia classe a non avere gatti, era appena morto un cane al quale ero molto affezionato. Cosi' ti ho preso e ti ho dato il suo nome: Merlino. Anzi, allora, non sapevo che eri maschio. Il tuo nome era Merlina.






Coppia canarini gialli Sei rimasto con noi sette, corti, anni. Ho cercato tante volte di farti uscire dalla gabbia ma non c'era verso, sbattevi contro i muri come una falena impazzita, non eri abituato. E allora ti ho voluto procurare una compagna, anche lei si rivelo' essere un maschio: Ginetto. Era piccolo, e tu lo hai cresciuto imboccandolo continuamente, ricoprendolo di attenzioni, non avete mai litigato voi due. Non me lo spiego ancora adesso, quarant'anni e quasi 10.000 canarini dopo. E' difficile, dicevo, spiegare quanto abbia riempito la casa il tuo canto, quanto fossi socievole, quanto era bello entrare nella stanza dove mi mettevo e sentire immancabilmente il tuo "cip" che mi augurava buona giornata.

E uscirne, accompagnati da un "cip" leggermente diverso, un "cip" di saluto. E' difficile spiegare quanto era divertente vederti incavolato con tutto cio' che faceva piu' rumore di te, e sentire che vincevi sempre la sfida, facendo piu' baccano di qualunque cosa. E' difficile spiegare quanto eri tenero nei confronti di Ginetto, quanto era dolce vedere che lo trattavi sempre come un pulcino bisognoso di affetto e cure. E' difficile far capire a chiunque quanto sei stato importante per me, per quello che allora era un timido ragazzino di sei anni con il ciuffo ribelle. E' difficile convincere qualcuno, chiunque, del fatto che ti sei preso cura di lui.






Coppia di canarini E' tremendamente difficile anche per me capire come era nato, cresciuto e rafforzato il vostro esclusivo rapporto, fatto di carezze da parte sua e di piccoli baci da parte tua. O almeno cosi' li interpretavo. E' difficile far credere a qualcuno che quando lo vedevi gli facevi festa, come se fossi stato il suo cane. E' difficile spiegare come lo hai aiutato a crescere e come mi avete, tutti e due, aiutato a diventare grande.

E' difficile spiegare la felicita' che portavi a tutti, con il tuo canto e con tutti quei comportamenti curiosi e buffi, ogni tanto mi hai fatto pensare che l'uccellino azzurro che cercavano tanto quei due bambini di quel vecchio cartone animato, di cui non ricordo piu' il nome, fossi tu. Ti voleva ad ogni costo mio fratello, e io ti ho regalato a lui. Non era che una cosa simbolica, visto che vivevamo insieme. E' difficile per me credere che mio fratello si sia occupato seriamente del benessere di un animale, ma lo ha fatto, contrariamente ad ogni mio pensiero, non ti faceva mancare nulla, e si e' dimostrato essere un ragazzo responsabile, e non lo era mai stato.






Canarino arricciato parigino Ed e' impossibile spiegare che cosa ho provato, quando papa', un giorno di luglio del 1975 al telefono, mentre ero al mare e mi stava parlando allegramente di te, come faceva sempre, a un tratto ebbe un sussulto e mi disse che eri morto. All'improvviso, davanti a lui, mentre era al telefono con me. Sei caduto dal posatoio, e la tua anima leggera si e' innalzata verso qualcosa che noi, cosi' pesanti, non possiamo raggiungere. Te ne sei andato senza dare fastidio, senza avvertire, come solo un uccellino sa fare. Da allora fu tutto un susseguirsi di avvenimenti. La casa nuova, la soffitta grande e luminosa. E soprattutto Camillo. Il vecchietto che abitava la villetta di fronte, appassionato e inconcludente allevatore di Parigini socio dell'allora Corona Ferrea di Monza.

Intui', prima di tutti, che da quel ragazzino riservato, introverso, che passava le ore a leggere in giardino con la passione per i canarini, forse si poteva ottenere qualcosa di buono. E mi prese per mano. Mori', purtroppo, da li a qualche anno, ma fece in tempo ad insegnarmi tante cose. "Ul bagai le' bravo coi canaret", "il bambino e' bravo con i canarini" ripeteva a mia madre che, ancora ignara di quello a cui sarebbe andata in contro, gongolava tutta.


Da allora e' passata una vita. Studio, lavoro, dolori, gioie, rimpianti, rimorsi. E' cambiata l'Italia, E' cambiata la Brianza sono, inevitabilmente, cambiato anche io. Adesso, quando ritorno nella mia stanza, assieme ai miei figli, mi vengono alla mente Merlino, Ginetto, Camillo. La mia infanzia che non c'e' piu'. La pagella della prima elementare, assieme alla foto ingiallita dell'ultimo giorno di scuola e' ancora li, nella sua cornice d'argento sulla parete bianca.

I ricordi sono le uniche cose che nessuno potra' mai portarci via. Quanta nostalgia: «Papa', che capelli lunghi avevi, sembri Tarzan». «Gia', peccato che allora non avevo una scimmietta, ma solo un canarino. Giallo. E gli volevo bene. Non sai quanto. Dai, dobbiamo andare ad anellare un po' di novelli prima che faccia buio, altrimenti chi la sente la mamma». «Ok, ma un novello lo fai fare a me? Sono capace cosa credi, me l'ha insegnato lo zio Mario».



Racconto di: Giuseppe Valendino  Copyright©verdiardesia.com
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