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A colazione con le cince - Ludovica Mazzuccato
 






Coppia di cince - (fam. Paridae) Stamattina sono in ritardo. Me lo fanno notare, con tono quasi sarcastico, le cinciallegre. "Cece Bez, cence beze'". Lo ripetono all'infinito come suocere irritate e ossessionate dalla lentezza della nuora nello sbrigare le faccende domestiche. Saltellano sulla ringhiera del balcone: note di piume, dal petto giallo e dalla testolina juventina, che cambiano continuamente riga nel pentagramma di ferro arrugginito. Le cinciallegre vivono un po' ovunque. Anche qui, in questa mattonella di verde risparmiata dalla colata di cemento che ha modellato questa Pompei moderna.

Loro non fanno le difficili, si accontentano dell'unico albero che c'e' e rimediano nei tubi di plastica ammassati in un angolo, residui bellici di uno stralcio di lavori pubblici mai terminato. Dall'inverno girano in stormi dediti solo al divertimento, un po' come cicale alla rovescia, ma appena arriva la primavera finisce il periodo spensierato e giunge il momento obbligatorio di formare una coppia.

Il maschio e la femmina, ancor prima di essere pronti per l'accoppiamento, iniziano a convivere: dormono sullo stesso ramo, cercano cibo insieme e il maschio offre alla sua compagna qualche leccornia. Cibo leggero s'intende, non per una questione di dieta come accade per gli esseri umani, ma piuttosto perche' il loro grande stomaco invernale, nel periodo degli amori, deve lasciare spazio agli organi della riproduzione.






Si potrebbe definire una coppia del tutto moderna anche per quanto riguarda la ricerca del nido. Le cince non possono rivolgersi ad un'agenzia immobiliare, ma insieme, prima di decidere, esplorano scrupolosamente ogni fessura. La scorsa primavera due cinciallegre hanno scelto come appartamento la casa delle bambole, con cui mia figlia non giocava piu' e che per questione di spazio era finita nel terrazzino.

Nido e uova di cinciallegra (Parus major) Plastica e cartone non sembravano essere abbastanza confortevoli per loro, cosi', giorno dopo giorno, facendo acquisti da madre natura Ikea, l'hanno arredata secondo il loro gusto, aggiungendo un bello strato di muschio e fili di vario genere. Li spiavo con molta discrezione, quasi invidiando il loro affiatamento di coppia, ma poi mi accorsi che lui "il cinciallegro", prima che la compagna avesse terminato di fare tutte le uova, si era portato a casa loro un'amica.

L'istinto monogamo mi avrebbe spinto a sfrattare su due piedi quell'uccellaccio fedifrago, in realta' mi resi conto che per le cince era del tutto normale: un maschietto puo' mantenere anche due compagne e relative covate che, a volte, convivono nello stesso nido. In fondo le due femmine si facevano compagnia!

Non mi avvicinai mai troppo per non disturbare, ma a sufficienza per vedere che, dopo due o tre settimane, i piccoli usciti dall'uovo nudi ed inermi, si erano trasformati. Tutto questo grazie alle cure assidue dei genitori, costretti a volare senza sosta per riempire quegli "imbuti" perennemente affamati; e poi noi ci lamentiamo di quanto sia faticoso andare a fare la spesa e allora che dovrebbero dire le cince, che devono catturare una media di cinquecento bruchi al giorno!






Una sera, verso l'imbrunire, ho assistito ad una scena veramente spettacolare. Sul terrazzino si era fermata una gazza. Le gazze di citta' hanno un'espressione impertinente e sono robuste come atleti dopati. Quando mamma cinciallegra si e' accorta di questa presenza inquietante, ha cominciato ad emettere dei fischi simili a quelli del serpente, riuscendo cosi' a spaventare il predatore.

Mi piacciono le cince perche' sono uccelletti apparentemente fragili che la natura ha dotato di un vigore e di un'adattabilita' impressionante; pur vivendo solo un paio di anni, sono un vero concentrato di energia, un'esplosione di voglia di vivere. Osservarli la mattina mi mette di buon umore, mi stimola a ripiegare con il pigiama l'umana indolenza.






Nido con pulcini di cincia Si', sono proprio in ritardo. Intingo, velocemente, l'ultimo biscotto, apro la finestra e verso nel piattino sul davanzale il dito di latte avanzato nella tazzina. Ecco che cosa volevano le mie amiche cince!

Si alternano veloci come elfi, bagnandosi velocemente il becco. Poi, come se una folata di vento caldo se le portasse via, atterrano tutte insieme sull'albero, ancora crucciato dai rigori dell'inverno, rivestendolo con il loro piumato cinguettare. Le seguo con lo sguardo e in un attimo come una goccia di mercurio, lo stormo si addensa risucchiato dal cielo a pecorelle e l'albero resta nuovamente solo.

Sembra quasi dispiaciuto di essere stato abbandonato da quei piccoli pennuti tanto invadenti quanto simpatici; ma le cince ritorneranno. Ritorneranno, come il sorriso sulle labbra di un bimbo con le ciglia ancora bagnate di lacrime per una caduta in bici. Ritorneranno perche' il giorno in cui le cinciallegre scompariranno, allora non ci sara' piu' speranza per l'umanita'.



Racconto di: Ludovica Mazzuccato  Copyright©verdiardesia.com
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