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Era maggio del 2004 e, come ogni anno, le mie calopsitte si preparavano a mettere su' famiglia; giorni e giorni di continui canti nunziali da parte del maschio finche' la
donzelletta non ha ceduto alle irresistibili avance del patner! Vengono deposte 3 uova da cui, dopo una ventina di giorni di continue cure da parte di entrambi i
genitori, nascono tre nuove vite! Si respirava aria di festa nella nuova famiglia e tutto procedeva per il meglio... Passavano i giorni e i piccoli crescevano a vista
d'occhio, fin quando hanno deciso di abbandonare il nido.
Iniziavano a mangiare i primi semini, ma uno cercava continuamente l'attenzione dei genitori. Chissa' mi chiedevo, forse č l'ultimo nato quindi ha ancora bisogno di
essere imbeccato... Poi un giorno ecco la brutta sorpresa... Erano ore che continuava a chiamare i genitori con la vocalizzazione tipica di quando si vuol essere
imbeccati, andai a controllare e vidi che i genitori lo evitavano, il piccolo era molto deperito e le piume tutte imbrattate di feci. Lo presi in mano e mi accorsi di
una brutta realta': Carlotta (questo e' il nome che le ho successivamente dato) non riusciva a mangiare, perche' aveva una malformazione al becco e inoltre aveva un
occhio gonfio e semichiuso. Tuttavia mi trasmise la voglia di continuare a vivere e iniziai a prendermi cura di lei. Le prime imbeccate erano piuttosto difficili
perche' ormai era cresciuta con i suoi simili e non si fidava tanto dell'uomo ma alla fine, forse perche' senza alternative, si e' abituata a mangiare dalla siringa.
Naturalmente non mi arresi, e soprattutto mi chiedevo per quanto potesse andare avanti questa storia.

A settembre, dopo circa un mese e mezzo dall'inizio delle prime imbeccate e dopo aver visto che nulla sembrava migliorare, ho messo Carlotta in una gabbietta e l'ho
nascosta in un borsone, per portarla con me in treno alla facolta' di medicina veterinaria di Bari! L'ho dovuta nascondere perche' vivevo in un collegio universitario
dove e' vietatissimo avere animali, ma per lei rischiare l'espulsione era il minimo che potessi fare. Giunti in facolta', dopo mille peripezie per non farmi scoprire
in collegio, l'ho fatta visitare dai professori piu' esperti in patologia aviare, ma le risposte di tutti non potevano che buttarmi ancora piu' giu'... La diagnosi,
anche se incerta, era di una semiparesi facciale con malformazione del becco, nulla di risolvibile chirurgicamente (per le piccole dimensioni dell'animale e purtroppo
per le poche esperienze che si hanno in questo campo) e tanto meno farmacologicamente. Insomma mi dovevo rassegnare, tutto dipendeva da me: decidere se continuare a
farla vivere o lasciarla morire.

Bhe credo che per molti che conoscono le mie convinzioni animaliste ho fatto la scelta piu' egoista, cioe' continuare a imbeccarla almeno due volte al giorno nonostante
la perdita di tempo e denaro, pero' sono sicuro di aver fatto la scelta che mi ha dettato il cuore, una scelta che spero non capiti a nessuno, perche' ogni vita ha
una sua dignita' e un suo valore che per me e' inquantificabile! Ora Carlotta e' quasi sempre libera per casa (gatti permettendo) e, nonostante il tempo e le attenzioni
che dobbiamo obbligatoriamente dedicarle, e' diventata una della nostra famiglia a cui teniamo tantissimo e che, giorno dopo giorno, ci da dimostrazioni di una
intelligenza particolare. Inoltre e' diventata la compagna di giochi del mio cane Yorkshire e la devo ringraziare per avermi fatto superare un periodo di crisi,
prendendomi cura di lei e sentendomi utile a qualcuno.
Grazie Carlotta per essere entrata nella mia vita, e grazie mamma per avere la pazienza di aiutarmi in questa difficile impresa!
Racconto di: Marco Erroi 
Foto: Rete Internet
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