
Gent.mo Dott. Canali,
mi scusi se la disturbo, sono un suo affezionato lettore. Le scrivo perche' lei possa cortesemente chiarirmi un dubbio che e' emerso recentemente leggendo online, sul
portale della Federazione Ornicoltori Italiani, l'articolo di Pasquale Leone: "Al di la' del Veerkamp", "Italia Ornitologica" - pag. 55 - numero di aprile 2023.
L'articolista, tra varie considerazioni che in parte condivido, si spinge ad affermare come ormai obsoleta la classificazione dei Canarini di Colore melaninici in
Ossidati e Diluiti. Francamente non comprendo il senso logico e scientifico di tale affermazione, che l'articolista peraltro non supporta da adeguata spiegazione a sostegno di quanto
teorizza.
Io allevo canarini Agata, quindi da sempre definiti "Diluiti", mi sfugge il senso dell'auspicata innovazione, il suo contesto ermeneutico. Potrebbe cortesemente
spiegarmi, sempre se anche lei condividesse la teorizzazione del Sig. Leone?
Gradirei venisse omessa la mia firma. Grazie.
Grazie e cordialissimi saluti.
Lettera Firmata
Risponde Giovanni Canali

Cortese lettore,
in effetti l'articolo di Pasquale Leone andrebbe valutato sotto diversi aspetti; ad esempio la cultura sul canarino di colore non comincia certo con il Veerckamp,
prima c'era l'Eychens (in rapporto ai tempi anche migliore) ed altri, come Vaccari, Paganini ed altri ancora.
Non vorrei paragonare i miei scritti a quelli del Veerckamp (non e' che li apprezzi molto), poiche' mi creerebbe qualche imbarazzo; dico solo che mezza canaricoltura di
colore si basa sulla selezione di geni modificatori ed il suddetto autore olandese non ne ha mai parlato, l'ho fatto io per primo, certo i tempi erano un poco
diversi.
Vengo al suo quesito: per me la differenziazione fra ossidati e diluiti non e' per nulla superata, ma ancora inevitabilmente pregnante. Si tratta di un concetto di
base fondamentale; infatti le linee selettive degli ossidati, cioe' neri e bruni, sono in gran parte opposte a quelle dei diluiti agata ed isabella. Questi sono fra
l'altro i 4 tipi base, che sono sempre basilari. Nella canaricoltura di colore vi sono linee selettive opposte o divergenti.

Lipocromici o acianici che dir si voglia e melanici, richiesti senza macchie melaniche i primi e senza penne acianiche i secondi; i pezzati (che sono sostanzialmente
intermedi) non vanno a concorso nel canarino di colore. Poi brinati e mosaico, ove nei brinati si ricerca uniformita' di brinatura fine e nei mosaico, al contrario, il
contrasto, fra le parti rese biancastre (brinatissime) con le zone di elezione intense.
Nei fattori gialli nessuna traccia di rosso, e nei fattori rossi il minimo giallo. Nei vari tipi ci sono due linee principali:
massima ossidazione negli ossidati,
vale a dire massima espressione melanica e
massima riduzione nei diluiti. Quest'ultimo aspetto pero' va chiarito. Intanto si deve dire che dal punto di vista
strettamente chimico il termine diluito non sarebbe corretto.
In effetti le melanine non si diluiscono molto. In realta' quella ingenerata dall'agata e' una riduzione. Trattasi pero' di una riduzione particolare che a livello
estetico somiglia molto ad una diluizione. Pertanto il termine diluizione pur non essendo del tutto corretto, e' accettabile poiche' si crea quel tipo di effetto e la
riduzione dell'agata e' particolare e diversa dalle altre riduzioni. Quindi da differenziare come indicazione.
La mutazione agata e' la piu' importante, perche' crea la linea dei diluiti, che comprende i tipi base agata ed isabella (l'isabella e' l'interazione di agata + bruno)
nonche' l'interazione con l'agata e l'isabella delle mutazioni successive (pastello, opale, ecc.) si ha quindi agata pastello, isabella opale ecc. dette tipi aggiunti,
per differenziare dai tipi base.

Nelle selezioni si deve, ho detto deve, tenere in primario conto il tipo base e poi quello aggiunto, salvo standard errati che impongano qualcosa di diverso. Si
consideri pero' che lo standard errato e' un errore, non un'evoluzione.
Successivamente preciso che massima diluizione non significa sbiadito. Ho sempre ben precisato che l'agata non e' un pessimo nero, ma un ottimo nero fortemente
modificato. Non a caso si cerca il minimo bruno, ma il nero non deve essere sbiadito, ma apparentemente concentrato.
Questi concetti li ho spiegati sul mio testo (che non credo essere meno pregevole di quello del Veerckamp e neppure superato) e su vari articoli, l'ultimo e':
"Parliamo dell'Agata" - Italia Ornitologica, numero 10 del 2022.
Spero che a livello ermeneutico, o esegetico che dir si voglia, le mie analisi la soddisfino. Come vede non ho perso tempo con la modestia poiche' i temi e le posizioni
bisogna spiegarli chiaramente.
Gradisca cordiali saluti.
Giovanni Canali
Foto: Enzo del Pozzo