Rubrica le interviste di Francesco Chieppa


franco monopoli - allevatore di cardellini major
 



Ho proposto a Franco Monopoli, noto allevatore di Cardellini e soprattutto Cardellini Major (Carduelis carduelis frigoris) anche detti Cardellini Siberiani, di intervistarlo per questo nostro contenitore online e Monopoli, molto cortesemente, ha accettato il mio invito. Cerchero' di "rubargli" qualche segreto di allevamento, ma soprattutto di farmi contagiare dall'immensa passione che Monopoli riversa sul suo allevamento, cercando di trasmetterla a chi ci leggera' in web. Iniziamo subito.



Coppia Cardellini major ancestrali - foto dalla rete 1) Monopoli, come e quando hai iniziato ad allevare Cardellini ed in particolare Cardellini major? Sei passato prima da un tirocinio di noviziato con i piu' comuni canarini, e quale e' stata la molla che ha fatto scattare in te la scelta definitiva verso il Cardellino major?


Il mio primo cardellino mi fu regalato quando avevo 4 anni. Oggi ho 71 anni. Vivevo in campagna e il contadino, nostro vicino, usava in alcuni periodi dell'anno mettere il paretaio. Evito di spiegare com'e' fatto e come funziona un paretaio, oggi e' vietato. Ammassava centinaia di fringillidi in vecchi gabbioni, non molto igienici. La domenica mattina andava in piazza a Trani, a venderli.

Negli anni successivi ho imparato ad allevarli a mano, attingendo ai nidi in natura. Dove trovavo nidi da 5 piccoli, ne prendevo solo due di 8/10 giorni di eta'. Cosi' facendo non mi sentivo colpevole di furto, ma aiutavo la cardellina a lavorare meno. Quelli allevati a mano li tenevo liberi nella mia stanza e ogni tanto qualcuno decideva di lasciarmi, ma non mi dispiaceva.

All'eta' di 12 anni vidi per la prima volta dei canarini pezzati da un signore che riparava le biciclette. Proposi un cambio. Una coppia di canarini, in cambio di 6 cardellini e 10 lucherini. I lucherini a quei tempi ti entravano in casa, ce n'erano veramente tanti in periodo invernale.

Avevo praticamente circa 2/3 coppie per ogni tipo di indigeni. Sapessi quanti errori alimentari, nei confronti di quelle povere bestiole ho commesso nella mia adolescenza. Ma a quei tempi (60 anni fa) l'unico libro che riuscii a reperire fu: "pollicoltura moderna" - Edizioni Agricole 1956. Incominciai ad imparare cos'e' una proteina, un carboidrato, una vitamina, la selezione, ecc.

Parlare di riproduzione era piuttosto difficile. Alcune cardelline deponevano, come pure alcune lucherine e verdone. Mai visto un uovo di fringuella. Mai nessuna nidiata andava a buon fine. Con i canarini invece tutto andava bene. Pian piano dovetti liberare le gabbie dagli indigeni, per far posto ai canarini. Purtroppo il posto a disposizione era esiguo. Rimasero solo i cardellini, con i quali facevo ibridi di canarini facilmente. Ogni anno avevo una produzione di circa 200 canarini e una cinquantina di incardellati. Arrivato a 19 anni, dovetti togliere tutto per andare a fare il servizio militare di leva.






Cardellino major bruno - foto Ornitologia Lodato 2) Hai iniziato con soggetti ancestrali per poi orientarti verso le mutazioni di colore? E quali sono state le difficolta' di inizio allevamento?


Finito il servizio militare, le gabbie si riempirono subito di cardellini nostrani e canarini di colore (agata e nero a fattore rosso). A Bari in mostra, vidi i primi verdoni mutati e presi una coppia che si riprodusse l'anno dopo. Sotto i verdoni feci allevare le uova che le cardelline (di cattura) deponevano ma non covavano, e inizio' cosi' l'allevamento dei cardellini. I nati in gabbia ovviamente incominciarono a riprodursi quasi regolarmente.

Per circa una decina di anni ho allevato cardellini nostrani, fino a quando non sono arrivati i cardellini major d'importazione e purtroppo di cattura. Meticciavo i major con le nostrane. Solo dopo altri 8/10 anni ho iniziato ad avere nell'allevamento qualche mutato (bruni e agata) costosissimi.

Parlare di difficolta' di allevamento e' un argomento lunghissimo. I cardellini sono animali intelligenti quasi sempre sottovalutati. Nel mio libro: "Il Linguaggio del Principe" racconto dei tanti aspetti e dei vari caratteri del nostro amato.

Bisogna essere attenti e sensibili osservatori per allevare il cardellino. Arrivo a dire che se esso non si sente amato, si lascia morire di fame.


3) Quale l'ambiente ideale, i contenitori piu' idonei, il management ottimale, l'alimentazione per allevare con successo il Cardellino major?


In quel periodo vivevo a Verbania, e ho avuto la fortuna di disporre di molto spazio, due ampi locali e perfino una grossa voliera all'aperto che i colleghi vollero costruire in stazione (facevo il capo stazione in ferrovia), e che io popolavo di uccelli (canarini, verdoni, ciuffolotti, cardellini, lucherini). Avevo realizzato anche piccole voliere da 2 metri quadrati.

La mia esperienza per allevare bene i cardellini e' il gabbione da 120 cm., mentre per svezzare i novelli durante la muta e' utile uno spazio doppio, usando le gabbie modulari, dove si puo' realizzare un corridoio di almeno 2-3 metri.

Per quanto riguarda l'alimentazione, basta ascoltare 100 allevatori per sentire 101 misti di semi per cardellini. La mia domanda e': "qual e' l'alimento base per i canarini?" I 100 allevatori sicuramente diranno la scagliola integrata da una piccola percentuale di altri semi. A mio avviso il seme base dei cardellini, specie se major, e' il girasole piccolo nero. Come sono giunto a questa conclusione? Dopo decine e decine di prove, di combinazioni, miscele del commercio, miscele fatte da me, prove di somministrazione ad alcuni soggetti per tre mesi di un solo seme, o di solo due semi. Insomma, tanta tanta roba. E a volte danneggiando il fegato di qualche soggetto.

Quindi oggi mi sento di affermare che con il cardellino il rapporto semi e' inverso a quello per i canarini. Praticamente un 60/70% di semi oleosi e un 30/40% di scagliola o altre graminacee. Se osserviamo in natura i cardellini, si cibano principalmente di piante angiosperme il cui seme non e' costituito principalmente da amido ma da due future foglioline, basta mettere a germogliare un po' di scagliola e un po' di girasole e se ne capisce la differenza.

Si e' vero, i cardellini mangiano anche le graminacee in natura ma per fame e solo quando non trovano altro, diciamo per la sopravvivenza, ma solitamente prediligono tutti i semi della famiglia delle composite. Inoltre in detti semi, e nella stessa pianta, troviamo una sostanza che per il fegato e l'intestino del nostro amato e' una medicina e cioe': l'Inulina.

Apro una piccola parentesi: l'Inulina è l'oligosaccaride di riserva tipico delle Asteraceae (Composite). Si tratta di una fibra solubile, composta da lunghe catene di fruttosio. Favorisce la digestione e regolarizza la funzionalita' intestinale, diminuendo la densita' di batteri nocivi. L'inulina viene estratta principalmente dalla radice di cicoria. Appartiene alla classe dei prebiotici, sostanze che stimolano la proliferazione di numerosi batteri benefici nell'intestino.

A margine di pagina 69 del libro che ho scritto sul cardellino, consiglio un misto semi dove la percentuale di scagliola e' appena il 20%. Ma e' puramente di riferimento, sopratutto per i cardellini nostrani. Ovviamente a seconda l'eta', la sottospecie, l'ambiente e i periodi stagionali, le percentuali dei vari semi variano. Ma la cosa piu' importante e' che i semi siano tutti freschi dell'annata, germinabili, e puliti bene da varie impurita'. Meglio usare pochi semi, perfino solo due o tre tipi, ma sicuri, piuttosto che misti "variopinti" con decine di semi.

Attualmente nel misto semi che somministro c'e' una percentuale del 20-25% di girasole piccolo nero, stessa percentuale di perilla chiara e stessa di scagliola. Piccole percentuali di canapuccia, lino, sesamo e niger.






Cardellino major agata - foto Ornitologia Lodato 4) Diversi allevatori lamentano il fatto che i Cardellini major siano molto delicati e spesso soccombono all'improvviso, senza denotare in precedenza sintomi premonitori di patologie che possano allertare in tempi utili l'allevatore.


Perche' un cardellino si ammala e purtroppo a volte muore, dipende da una quantita' enorme di fattori. Innanzi tutto la selezione. Se andiamo a Tenerife troviamo ancora qualcuno che ci procura dei canarini selvatici (ndr: oggi e' vietato catturare e commercializzare il canarino selvatico). Ebbene, nel tentativo di riprodurli troviamo le stesse difficolta' che ci pone il verzellino, il quale a mio avviso e' il piu' delicato di tutti i fringillidi autoctoni. Viceversa sappiamo con quanta facilita' si allevano milioni di canarini tutti gli anni. Qual e' la differenza? Cinquecento anni di selezione. In pratica l'attuale canarino e' stato modificato di generazioni in generazioni tanto da diventare, come dico io scherzosamente: "una piccola gallina". Orbene, con il cardellino mancano ancora tanti anni di selezione.

Le varie mutazioni sono affascinanti ma si dimentica che manca una attenta selezione verso la prolificita' e la robustezza dei soggetti. Ci sono ancora soggetti che sentono la spinta migratoria in autunno, e ovviamente si ammalano di una malattia psicosomatica che viene confusa con coccidiosi o altro, peggiorando la situazione. I miei ancestrali sono talmente tranquilli e confidenti che taluni prendono il cibo dalle mani, ma questo dopo oltre 30 anni di selezione. E cio' nonostante, c'e' ancora la "scema" che alla nascita dei piccoli si ferma a contemplarli ma non li sa allevare.

Il consiglio che mi sento di dare a chi entra nel mondo cardellino, e' di osservare la pancia dei suoi soggetti almeno una volta al mese e allarmarsi se vede arrossarsi l'intestino, o ancor peggio affacciarsi la lunetta epatica. Non e' detto che il pennuto possa peggiorare, a volte basta isolarlo sempre in un ampio gabbione, non variare niente e si riprende. Se lo mettete in una piccola gabbia, si sente "punito" e continua a peggiorare. Spesso basta la compagnia non gradita dei coinquilini a mandare in crisi un cardellino. Noi non vediamo e non sentiamo quello che vedono e sentono loro.

Potrei raccontare decine di esperienze "misteriose". Ad esempio: formazione coppie a gennaio. Divido il gabbione da 120 cm. con la griglia. La femmina in uno scomparto e il maschio nell'altro. Il giorno dopo trovo la femmina gonfia, non ha toccato cibo. Tolgo il maschio e si fionda a mangiare. Dopo un paio di giorni provo un altro maschio. Stesso risultato. La lascio da sola, e torna normale. Finalmente con il terzo maschio, appena lo vede festa grande, richiami e coda a ventaglio. Tutto bene. Ecco perche' dico che bisogna avere una certa sensibilita', se si vuole allevare il cardellino.

E' un caso limite ma quante volte si lamentano uova chiare? Magari si da la colpa al maschio. Nel 90% dei casi invece e' la femmina che subisce la copula ma non si lascia fecondare. Un allevatore inesperto, sarebbe subito ricorso ai farmaci peggiorando la situazione. L'uso dei farmaci deve essere l'ultima ratio. Prima bisogna ricercare le cause, fare le analisi e poi usare un farmaco. Ad esempio per un intestino arrossato spesso basta un prodotto che contenga inulina (Inulina dr. Lain, in farmacia, un cucchiaino nel beverino).


Cardellino major isabella - foto Ornitologia Lodato 5) Per il tuo allevamento ti servi della consulenza di un medico veterinario? Fai eseguire esami periodici di prevenzione? Utilizzi farmaci particolari per una profilassi? Fai poi mostre ornitologiche, o il tuo allevamento e' del tipo "chiuso"?


Ormai ho acquisito tanta esperienza sul campo che non mi serve un veterinario, anzi mi e' capitato di ricevere telefonate da qualche veterinario che non sapeva fare una iniezione a un ciuffolotto, o le dosi di un farmaco che sembrava non funzionare.

Per quanto riguarda le mostre, purtroppo mi sono reso conto che alcuni giudici sono prevenuti e molto spesso il loro non e' un giudizio ma un parere personale. Qualcuno decide che deve vincere il nostrano, penalizzando un major con 89 punti che a Fringillia ne prende 92. A giudicare i cardellini deve essere un allevatore di cardellini e soprattutto conoscere bene le varie sottospecie e i criteri di giudizio.

Poi c'e' la cosa "scandalosa" che ho visto fare durante l'allestimento della mostra. Infilare il beverino nel secchio dell'acqua a mani nude. Secchio non igienizzato, mani senza guanti sterili. Poveri uccelli. Alle mostre bisogna partecipare, ma sistemare e curare direttamente i propri uccelli per tutta la durata in modo da evitare cose spiacevoli. Qualche volta che ho portato i miei soggetti in mostra e' perche' non dovevano ritornare a casa, erano gia' stati prenotati da un acquirente.






6) Quante coppie mediamente metti in cova in un anno e che media di novelli per coppia riesci a svezzare? Ti servi di balie? Se si', di che specie? Ed ovviamente allevi con il sistema a coppia fissa?


Attualmente il mio allevamento e' ridimensionato a una stanza in appartamento. Ho 15 gabbioni da 120 cm.. In 10 gabbioni metto in cova altrettante coppie e gli altri 5 gabbioni servono per svezzare la prima nidiata. Solitamente faccio due covate a coppia, salvo eccezione della coppia che ha fallito la prima covata.

Trattengo 5 coppie che l'anno precedente hanno dato ottimi risultati, e che allevano bene i loro piccoli. Altre cinque coppie sono di giovani alla prima esperienza. Tengo 5-6 coppie di canarini balie per testare e aiutare le coppie di giovani. Uso mettere alle cardelline alla prima esperienza di madre, le uova delle canarine.

In questo modo mi accerto che la cardellina allevi i canarini. Canarini che tolgo a 5-6 giorni e regalo ad un amico. Cosi' la cardellina poi riparte con una nuova nidiata e alleva i suoi figli. Se non lo fa alla prima covata, di solito va bene alla seconda. Nel frattempo la canarina alleva i cardellini. Dopo di che non serve piu' come balia.

Considerato lo spazio a disposizione, faccio in modo che nel periodo di massimo "affollamento" non ci siano piu' di 5 soggetti per gabbione, quindi alla nascita del cinquantesimo novello smetto le cove e separando i riproduttori. In pratica 20 genitori (10 coppie) piu' 50 novelli, uguale 70 soggetti. Non ho mai superato questo numero.


Cardellino major noveli - foto ed allevamento Monopoli 7) Quali mutazioni del Cardellino major preferisci e perche'?


Tutte le mutazioni sono belle e affascinanti, ma quella che preferisco in tutti gli indigeni e' l'agata e per quanto riguarda il cardellino, l'agata mascherato (falso eumo). La mutazione agata ha la capacita' di cancellare quel fumo che ricopre il selvatico (ancestrale) rendendolo piu' luminoso, lo ingentilisce.

Certo tutte le altre mutazioni hanno il loro fascino. L'isabella cancella il nero trasformando il cardellino in un altro animale. Ancor peggio, in un certo senso, se parliamo di satine' o lutino, sono mutazioni appariscenti ma denaturano i bellissimi disegni che ci ha regalato la natura. Queste ultime mutazioni le vedo bene per fare ibridi.






8) Parliamo del libro-manuale che hai recentemente scritto e pubblicato in proprio, dal suggestivo titolo: "Il Linguaggio del Principe". So che ha venduto molte copie nel circuito degli appassionati ed amatori, sei soddisfatto di questo tuo primo impegno editoriale e chi ci legge come puo' procurarsi questa tua pubblicazione?


Quella del libro fu quasi un'avventura. Moltissimi amici mi consigliavano di trasmettere le mie conoscenze ed esperienze sul cardellino. Raccolsi un congruo numero di indirizzi di amici che erano disposti a comperarlo e decisi di pubblicarlo. Male che andava, almeno recuperavo le spese della stampa. Una piccola parte di notizie erano gia' sui miei siti:

https://francomonopoli.xoom.it/

www.francomonopoli.altervista.org


Inizialmente non volevo mettere notizie sui farmaci, ma le insistenze erano tante e aggiunsi qualcosa anche se non sono un veterinario. Feci stampare le prime 600 copie a una tipografia a Vasto. Nel giro di un anno andarono tutte esaurite. Mi consideravo soddisfatto e mi fermai, intenzionato a raccogliere prima un buon numero di acquirenti e poi fare una ristampa. Ovviamente molti si fecero delle fotocopie e la richiesta divenne esigua.

Nel frattempo telefonicamente mi sentivo con chi aveva dubbi o bisogno di chiarimenti, tanto da preparare un aggiornamento gratuito dei vari argomenti, pubblicato sul mio sito. Visto le esigue richieste, non ebbi più voglia di ristamparlo in proprio ma decisi di renderlo definitivamente pubblico. Interpellai alcune case Editrici. Ma alla resa dei fatti non sono editrici ma stamperie, vogliono tutti un "rimborso spese" pari al costo delle prime 100 copie (e poi a fine anno il 15% sulle vendite). Tanto valeva ristamparlo in proprio come la prima volta, ma volevo che rimanesse sempre a disposizione di tutti.

Mi fu consigliato di rivolgermi ad Amazon. Le condizioni che pone Amazon sono cosi' vantaggiose che fara' chiudere tantissime piccole case editrici. In sintesi dopo che hai inviato i "files" e la copertina, ti consiglia un "range" di prezzo sul quale da il 15% ogni due mesi. Ovviamente puoi seguire le vendite giornalmente. Sinceramente non mi interessa tanto il guadagno, in effetti chi ci guadagna e' Amazon, ma il libro sara' sempre a disposizione di tutti.

Come acquistarlo? Basta digitare nella categoria libri: "Francesco Monopoli" e viene fuori il mio libro sul Cardellino "Il Linguaggio del Principe".


Ringrazio Franco Monopoli per la cortese disponibilita' manifestata nella realizzazione di questa intervista, anche a nome di tutti i lettori de "Il Portale Italiano dell'Ornitofilia V&A"; gli auguro di raggiungere vette sempre piu' alte e prestigiose con il suo fantastico principe in inconfondibile mascherina rossa! E chi volesse ulteriormente approfondire le notizie fornite da Monopoli, puo' sempre acquistare il suo testo selezionando il link di Amazon che pubblichiamo a margine dell'intervista.





Testo di: Francesco Chieppa - Franco Monopoli
Foto di: Franco Monopoli - Ornitologia Lodato - Rete Internet

articolo pubblicato in dicembre 2020  Copyright©verdiardesia.com