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Premessa
L'interrelazione uomo-animali puo' essere considerata un binomio ancestrale la cui origine si perde nella "notte dei tempi". L'uomo sin dalla genesi ha sempre
esplorato l'ambiente naturale con un occhio particolarmente attento ed interessato, verso le altre forme di vita animale del Pianeta.
Le prime espressioni umane di arte grafica, hanno rappresentato soggetti animali. Le figurazioni parietali del Paleolitico ritraggono una grande varieta' di animali e
quasi mai specie vegetali.
L'uomo troglodita manifestava una spiccata tendenza rituale al travestitismo ed all'ibridismo in forme animali, comportamenti tribali che ancora sopravvivono
- in arcaiche espressioni propiziatrici - presso diverse civilta' primitive. Il progresso dell'umanita' e gli stessi avvenimenti storici che hanno segnato il destino dei
popoli, hanno spesso implicato una determinante presenza dell'animale. Un esempio su tutti: l'invenzione della ruota che ha consentito il trasporto e velocizzato ogni
attivita' lavorativa umana. Nella sua prima accezione, il concetto di ruota e' intimamente legato a quello di animale da traino (bovino, equino).
Gli animali hanno condizionato l'esito di molti avvenimenti bellici del passato. Si pensi agli elefanti di Pirro, chiamati: "buoi lucani" dai romani che ebbero nelle
province lucane l'impatto con il mastodontico pachiderma, a loro in precedenza sconosciuto, uscendo nettamente sconfitti dai primi scontri con l'esercito epirota,
tatticamente superiore grazie all'impiego dell'esotico mammifero. L'epica cavalleria napoleonica, costituita da destrieri forti e veloci, fu protagonista di tante
vittoriose campagne dell'imperatore transalpino. La leggenda delle oche del Campidoglio attribuisce ai miti anseriformi, il merito di aver salvato il Campidoglio
dall'invasione dei Galli.
Gran parte della simbologia e della metafora presente e passata, fa riferimento al mondo animale. La volpe e' da sempre simbolo di furbizia e scaltrezza. La colomba e'
messaggera di pace. Il toro rappresenta forza e virilita'. L'agnello e' simbolo cristiano di mitezza. La tartaruga viene associata al concetto di lentezza e goffaggine.
Il rapporto uomo-animale si e' evoluto nei millenni, attraverso tre fasi salienti:
Prima Fase: Concezione Arcaica dell'Animale
In questa fase l'uomo aveva verso l'animale un legame che potremmo definire magico-totemico. L'essere non umano era assimilato ad un'entita' divina (culto pagano di
alcuni animali presso gli antichi egizi). L'animale veniva percepito come una divinita' iniziatrice di stirpi. A questa arcaica concezione si ricollega la presenza di
simboli animali nell'antica araldica.
Seconda Fase: Concezione Economico-Funzionale dell'Animale
In questo periodo storico si afferma il concetto di uomo "dominus": padrone, favorito anche da certa teologia cristiana assertrice di una Natura costituita da un
insieme di elementi da considerare esclusivamente al servizio dei bisogni materiali dell'essere umano. L'animale in questa fase e' considerato una "utility"
- mediando un neologismo di origine anglosassone, oggi tanto in voga in materia economico-finanziaria - produttrice di carne, latte, lana, pelle, uova, forza lavoro.
Dunque: si afferma il ripugnante concetto di una bestia totalmente ed indiscriminatamente asservita alle necessita' umane.
Terza Fase: Concezione Etica dell'Animale

Corrisponde alla visione dell'animale che si ha nell'attuale periodo storico. La creatura non umana, grazie ai progressi di biologia, etologia, medicina veterinaria,
non viene piu' considerata come in passato: "corpo vile", ma essere senziente, in grado di percezioni coscienti di gioia e dolore. Nasce una legislazione a tutela
dell'animale in tutti gli Stati piu' evoluti. L'animale diviene depositario di diritti elementari. E' in quest'ottica etico-filosofica che si inserisce l'odierno
concetto di pet therapy, in quanto l'animale viene ora considerato anche come dispensatore di benefici psico-sociali.
Origini della pet therapy
Il termine Pet therapy e' di origine anglosassone. Anche se si ha notizia di un impiego terapeutico di animali, in molte forme di patologia umana del comportamento, a
partire dal 1700; tuttavia si deve allo psichiatra e studioso Boris Levinson la primigenia terminologica, avanzata nel 1961 con la pubblicazione del lavoro
"The dog as co-therapist". Il termine "Pet" ha un significato ambivalente, poiche' puo' tradursi in: "animale d'affezione prediletto", ma anche in:
"accarezzare - coccolare". Tale bivalenza espressiva e' tuttavia esplicativa dell'essenza del metodo.
In epoca piu' recente si e' fatto notare che la definizione di "Pet Therapy" risulta inadeguata e riduttiva, in quanto non comprensiva dell'impiego di animali,
comunemente definiti "da reddito" (erbivori domestici - volatili da cortile), positivamente sperimentato nell'ambito di questa metodica. Pertanto si e' ipotizzato di
sostituire il vecchio storico termine, con quello piu' adeguato di: "Attivita' svolte con l'ausilio di animali" ed ancora: "Terapie svolte con l'impiego di
animali".
L'animale coterapeuta

La Pet therapy e' una metodica dolce, priva di effetti collaterali e puo' essere considerata una coterapia, quando impiegata nelle forme di patologia psichica e fisica.
Il principio del metodo verte sulla capacita' dell'animale di evocare emozioni comunicative nell'essere umano. Si viene a stabilire - in altri termini - un solidale
legame empatico tra uomo ed animale, capace di comunicazione affettiva, in base ad un processo di identificazione che lega il paziente umano al pet.
La Pet therapy e' una metodica chiaramente multidisciplinare che richiede l'intervento di specialisti di differenti branche: il medico, lo psicologo, il medico
veterinario, al fine di valutare l'indicazione di impiego della disciplina nel paziente umano ed il tipo di animale da utilizzare nel programma di recupero. L'uso
dell'animale come coterapeuta non pone problemi etici, fatta eccezione per la delfinoterapia che suscita qualche perplessita', in relazione all'impiego di mammiferi
acquatici in regime di stretta cattivita'.
La Pet therapy risulta infatti efficace allorche' l'animale sia in grado di estrinsecare a pieno il proprio naturale repertorio etologico, senza forzature o costrizioni
di sorta. La costante consulenza del medico veterinario, sara' garante del perfetto stato sanitario dell'ausiliare non umano, presupposto essenziale perche' esso
possa svolgere pienamente il ruolo riabilitativo che gli viene richiesto, senza costituire nel contempo un potenziale veicolo di trasmissione di patologie (zoonosi)
al paziente. Quando si parla di uso di animali d'affezione con finalita' prettamente terapeutiche, ci si riferisce soprattutto ai tanto "umanizzabili" cani, tuttavia
anche le altre specie domestiche sono suscettibili di impiego, con ottimi risultati.
Campi di applicazione della pet therapy
I campi di applicazione della Pet therapy sono molto vasti e vanno dalla terapia riabilitativa per pazienti con disabilita' fisiche o comportamentali, alla
prevenzione di stati depressivi e di patologie cardiovascolari, sino alla pura e semplice funzione formativa ed educativa del fanciullo in eta' evolutiva. La Pet
Therapy si e' rivelata estremamente efficace nella terapia dell'autismo (sindrome di deprivazione). In questi pazienti con gravi disturbi della sfera affettivo-relazionale,
il cane coterapeuta (ed anche la delfinoterapia) ha consentito frequentemente grossi progressi clinici. In sostanza il mammifero domestico suscita nel bambino affetto
da autismo, un processo identificativo - attraverso l'instaurarsi tra i due di una comunicazione "coerente" non verbale, di tipo mimico-gestuale, assimilabile a quella
intercorrente tra puerpera e neonato, acquisendo l'animale il ruolo fondamentale di "soggetto transizionale" tra mondo interiore ed esteriore del fanciullo disabile,
contribuendo a ripristinare l'omeostasi del rapporto gravemente compromesso dalla psicosi.
Sempre in eta' evolutiva, l'animale compagno di giochi stimola la percezione del proprio se' corporeo e della propria individualita', educando il cucciolo di uomo
alla biodiversita', all'alterita' ed infondendo nel fanciullo sicurezza, capacita' creativa ed immaginativa, miglioramento della comunicazione non verbale,
mimico-gestuale; rifiuto di ogni razzismo e specismo. Bambini cresciuti lontano dagli animali saranno piu' frequentemente soggetti a zoofobie e zoomanie, ansia, senso
di insicurezza. L'introduzione di pets nelle classi della scuola dell'obbligo, ha migliorato il livello di attenzione ed il rendimento degli allievi, riducendo i
fenomeni di devianza ed abbandono scolastico. L'impiego nosocomiale di animali nelle corsie di alcuni reparti di pediatria, ha influenzato favorevolmente il decorso
di molte patologie, riducendo i tempi di ospedalizzazione dei degenti.
Rapporto uomo-animale

Il rapporto uomo-animale offre il vantaggio di essere privo di confronto, non competitivo, non verbale e quindi totalmente esente da messaggi contraddittori; rilassante
e distensivo. Qualsiasi relazione tra umani - per quanto familiare ed amichevole - impone sempre un doversi rapportare e confrontare con il conspecifico ed in tal
senso, e' sempre generatrice di un'aliquota, seppur minima, di stress e tensione. La vicinanza dell'animale colma il senso di solitudine delle persone sole: bambini
orfani ed istituzionalizzati, detenuti, anziani. E' uno stimolo alla socializzazione con altre persone a loro volta possessori di animali. Stimola il gioco, riduce
l'aggressivita', ha favorevoli effetti regolatori su frequenza cardiaca e pressione arteriosa.
Il Prof. Aaron Katcher in: "Interrelation between pets and people" sottolinea il potenziale normotensivo/ipotensivo che il cane puo' assumere, durante l'accarezzamento
da parte dell'uomo. La presenza di acquari nelle sale d'attesa degli studi dentistici, e' in grado di rilassare il paziente, procurandogli effetti ansiolitici ed
ipotensivi, paragonabili a quelli evocabili nei primissimi stadi dell'ipnosi. Nell'individuo non piu' giovane, il possesso di un pet ridesta antiche emozioni e
rinnovato interesse per la vita; stimola l'esercizio fisico, soprattutto quando l'animale da compagnia e' un cane, fa sentire l'anziano ancora utile ed indispensabile
a qualcuno.
L'animale e' un prezioso ausilio terapeutico e rieducativo per pazienti con disabilita' fisiche. Bambini ed adulti reduci da incidenti neurologici o traumi
dell'apparato scheletrico. Il gioco con l'animale ed il doversi prendere cura di esso, favorisce una spontanea attivita' motoria, riducendo l'ipertono spastico
muscolare. L'ippoterapia e' una forma di pet therapy di indiscussa efficacia, in grado di determinare miglioramenti clinici, in pazienti con disabilita' fisiche o
psichiche.
Pet therapy nelle carceri
La presenza di un animale in ambiente carcerario, tende a ridurre la conflittualita' tra detenuti che si prendono cura dello stesso pet, ridimensiona la frequenza dei
suicidi, migliora la cooperazione tra detenuti e guardie carcerarie. Gia' nel 1983 Pethers, aveva rilevato nel corso di uno studio statistico condotto in Ungheria,
quanto infrequenti fossero gli episodi di autolesionismo in comunita' con presenza di animali. Negli Stati Uniti una norma del 1978 consente l'introduzione di piccoli
animali d'affezione nelle carceri (uccelli, rettili, anfibi, pesci ornamentali). Sempre negli USA, questo genere di esperienza ha avuto un eclatante precedente negli
Anni Venti. Mi riferisco alla vicenda umana di Robert Stroud, pluriomicida resosi protagonista di crimini particolarmente efferati, condannato all'impiccagione
e poi graziato nel 1920, dal presidente Wilson che commuto' la sentenza capitale in ergastolo, da espiare in regime di isolamento permanente. Dopo vari trasferimenti,
Stoud venne internato nel carcere di Alcatraz, sito nell'omonima isoletta prospiciente la baia di San Francisco (California).
Un giorno il detenuto, durante l'ora d'aria nel cortile che gli era stato riservato, rinvenne un pullus di Passero sul selciato, infreddolito e quasi morente. Lo
raccolse, se ne prese cura, riuscendo a salvarlo e farlo crescere. In seguito chiese ed ottenne dalla direzione del penitenziario, di allevare in cella alcune coppie
di Canarino e, da quel momento, Stroud manifesto' una vera e propria metamorfosi. Quell'uomo rude e sanguinario si trasformo' - quasi d'incanto - in un tenero ed
appassionato cultore della biologia degli uccelli, sino a diventare in pochi anni un "birdman" di fama mondiale! Particolarmente versato allo studio ed alle
osservazioni scientifiche sulle patologie degli uccelli da gabbia, Stroud diede alle stampe - da autentico autodidatta - due trattati di ornitopatologia:
"Diseases of Canaries" e "Stroud's digest of bird diseases".
Robert Stroud mori' nel penitenziario di Alcatraz il 21 novembre 1963, all'eta' di 73 anni, dopo aver passato in cella di isolamento ben cinquantatre anni della sua
vita, confortato solo dalla grande passione per il mondo dei volatili e dalla loro allegra, multiforme e multicolore vicinanza.
La storia dell'ergastolano "birdman" americano, assurse ai clamori delle cronache internazionali, dopo la realizzazione del film: "l'uomo di Alcatraz", diretto dal
regista John Frankeimer, con il mitico Burt Lancaster nei panni di Robert Stroud, pellicola che ottenne una "nomination" all'Oscar del cinema.
Conclusioni
In conclusione, possiamo asserire ottimistici che gli animali sono documentatamente in grado di migliorare la qualita' della vita dell'uomo ed addirittura, concorrere
alla cura di patologie di varia natura. Ovviamente la Pet Therapy non puo' essere considerata una alternativa alle terapie mediche e comportamentali tradizionali,
bensi' una favorevole strategia di integrazione della terapeutica ufficiale, ad effetto sinergico esente - nella quasi totalita' dei casi - di controindicazioni.
La Pet Therapy non concorre solo a curare patologie di ordine medico e comportamentale, ma puo' rivestire efficaci effetti educativi, formativi e di prevenzione delle
devianze sociali.
Editoriale di: Francesco Chieppa 
Foto: dalla rete
estratto dalla relazione presentata dall'autore al Convegno FOI di Macerata del 12 ottobre 2002: "Le molteplici applicazioni degli animali domestici quale
terapia".
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