Nidiacei in difficolta': norme pratiche di primo soccorso


Nidiaceo caduto dal nido

Scommetto che è capitato a tutti voi, durante la bella stagione, di sentire un pigolio provenire da un prato o da un cespuglio, o anche dal marciapiede di una grande città. A chi non è mai successo di dire "Guarda, un uccellino caduto dal nido!". Ma, dopo l'iniziale, inevitabile tenerezza che l'incontro piccolo pennuto provoca in ciascuno di noi (...a meno che voi non siate un gatto... altrimenti, più che di tenerezza, si tratta di appetito!), veniamo pervasi da un forte desiderio di fare qualcosa per il pulcino, e da un profondo senso d'impotenza, in quanto generalmente non sappiamo come comportarci. Qui, dunque, voglio proporre alcune linee guida da prendere in considerazione nel caso qualcosa del genere capiti anche a voi. Si tratta di alcuni accorgimenti che riguardano il primo soccorso.

Allevare un nidiaceo è molto difficile, e vi raccomando quindi di affidarlo il prima possibile ad un centro per il recupero della fauna selvatica in difficoltà, dove l'uccellino sarà seguito da persone esperte e capaci.

La prima cosa da fare quando si trova un uccellino è osservare attentamente la scena, prima di toccare qualcosa. E' molto probabile che i genitori di un pulcinotto, se questo si presenti ai vostri occhi vispo e completamente piumato, stiano aspettando che voi ve ne andiate per continuare a imbeccare il loro piccolo. Nascondetevi alla loro vista, e assicuratevi che il nidiaceo venga imbeccato. Se ciò accade, proseguite pure tranquilli per la vostra strada, perchè nessuno è in grado di allevare meglio dei genitori.
Se malauguratamente avete toccato il pulcino, impregnandolo col vostro odore e i genitori paiono disinteressarsene, e per diverso tempo non lo imbeccano più, cercate di rimediare al guaio raccogliendo il pulcino, prestandogli le prime cure e poi portandolo a un centro di recupero.

Se invece il piccolo non si presenta completamente piumato, non indugiate, raccoglietelo immediatamente, e riscaldatelo tenendolo tra le mani e alitandogli addosso. La temperatura è un fattore fondamentale per determinare la vita o la morte di un uccellino implume; se l'animaletto è costretto a rimanere a una temperatura inferiore ai 28°C per più di qualche minuto, sopraggiungono immediatamente delle affezione respiratorie che rendono impossibile salvargli la vita.

Il problema successivo riguarda l'alimentazione, la sua frequenza e il regime. I nidiacei hanno bisogno di essere alimentati ogni 15 minuti, per non morire.

Alcuni uccelli sono granivori, altri sono insettivori, altri ancora sono granivori nel corso della vita, ma durante l'allevamento diventano insettivori, per far crescere i pulcini più rapidamente; tra questi, il passero e il fringuello.
Distinguere i nidiacei è più difficile che distinguere gli uccelli adulti, ma alcuni accorgimenti permettono di riconoscerli con un margine di sicurezza sufficiente a garantire la loro sopravvivenza fino a che non giungono in mani esperte.

Nidiacei di canarino

Quasi tutti gli uccellini non ancora svezzati, si riconoscono per un bordo giallo acceso e dalla consistenza morbida ai lati del becco. Gli uccelli granivori (verzellini, verdoni, canarini...) presentano, generalmente, un becco rosaceo-marroncino, che dà la sensazione di essere molto robusto, e fatto apposta per sgusciare i semi. Anche il passero e il fringuello paiono così, ma, come vi ho già detto, sono delle eccezioni. Per nutrire questi pulcini l'alimento ideale è una polvere da imbecco, reperibile nei negozi specializzati; va sciolta con un po' di acqua tiepida fino ad ottenere una pappa abbastanza liquida, che poi va somministrata al nidiaceo goccia a goccia, con una pinzetta. Ma se non si ha la polvere da imbecco a portata di mano, cosa si può dare? Un'ottima soluzione d'emergenza è il pastoncino per uccellini da gabbia. Si prepara una pappa con un po' d'acqua, e può essere un buon cibo per qualche ora. Se non si ha a disposizione nemmeno quello, si può utilizzare uno stratagemma. La frutta secca, quella che mangiamo noi umani è un seme sgusciato. Sicuramente riuscirete a recuperare in pochi minuti qualche frutto secco: noci, nocciole, pinoli, mandorle, anacardi, purchè non siano salati. A questo punto vanno masticati e inumiditi, fino a sminuzzarli e ridurli a una pappa da somministrare all'uccellino.

Gli uccelli insettivori si riconoscono invece per la forma del becco, generalmente più appuntito dal colore scuro. Potete dargli una pappa fatta con pellets per uccelli insettivori sciolta con acqua tiepida, tarme della farina e camole del miele ( che potrete trovare nei negozi di pesca ), avendo cura, prima, di schiacciare la testa del vermetto con una pinzetta, per ucciderlo. Non vanno assolutamente somministrati i bigattini, le larve bianche della mosca carnaia. Il nidiaceo non è in grado di uccidere l'insetto, che gli viene dato dai genitori già morto e pronto per essere mangiato, e c'è la possibilità che il bigattino incominci a mangiare l'uccellino da dentro lo stomaco, con ovvie conseguenze. Oppure si possono benissimo somministrare bocconcini di carne cruda di qualunque tipo. Striscioline larghe mezzo centimetro e lunghe uno, oppure pizzichi di macinato a temperatura ambiente.

L'uccellino, che non vi conosce, non aprirà il becco per mangiare, nonostante le vostre buone intenzioni. Ci vorrà qualche sforzo ( pochissimi, nel caso di uccellini particolarmente perspicaci, come, ad esempio: corvidi o cinciallegre ) perchè vi riconosca come nuova fonte di sussistenza, e per questo è importante far sì che apra il becco, anche forzatamente.

Nidiacei imploranti l'imbeccata Ci sono alcune "tecniche" per far sì che l'uccellino apra il becco.
E' importante cercare di toccare il più delicatamente possibile il becco dell'uccellino, perchè, specialmente negli insettivori, è molto fragile e delicato. Spesso ve la caverete senza neanche toccarlo, dal momento che la stimolazione del bordo giallo e morbido, nella zona della base del becco, provoca un'irresistibile impulso di aprirlo in quasi tutti gli uccellini, quanto basta per introdurvi il cibo. Se non riuscite a introdurre il cibo, ingegnatevi facendovi aiutare da qualcuno, in modo che un paio di mani tengano l'uccellino e introducano il cibo, mentre le altre due, con due forcine o forcine e pinzette, facciano sì che l'uccellino non chiuda immediatamente il becco, ma tenendolo aperto quel tanto che basta per infilargli nel gozzo la prima imbeccata. Per molti insettivori è molto pratico un metodo che non prevede l'uso di strumenti, ma è indispensabile essere in due: uno tiene in una mano l'uccellino, e con l'altra il bocconcino da infilare nel gozzo dell'animaletto, mentre l'altra persona afferra tra pollice e indice di entrambe le mani i ciuffetti di piume posti alla base del becco, posti tra gli occhi e sulla gola. Con una leggerissima trazione, il becco si apre senza resistenza. Queste operazioni vanno eseguite con delicatezza, per non fare male all'animaletto, ma vanno eseguite celermente, perchè le vite dei nidiacei sono molto fragili, e sono sufficienti poche ore di digiuno per vederli morire.

Vi ricordo, ancora una volta, l'importanza della temperatura. Il contato con la mano calda tende a tranquillizzare l'uccellino, oltre a fornirgli il calore e la temperatura appropriati. Naturalmente non poterete tenerlo in mano tutto il giorno, quindi, dovete allestire un riparo: può andare bene una scatolina foderata con stoffe, avvicinata a una lampadina, ma riparata dalla luce diretta con un'ulteriore stoffa.

Queste sono le prime cure che potete prestare a un nidiaceo, sicuramente importantissime e decisive, ma il lavoro dev'essere affidato a un centro di recupero, che, non mi stanco di ripetere, è indispensabile per portare alla maturità l'uccellino.

Buona fortuna!

Testo di: Dott.ssa Elena Levorato
Foto archivio V&A